INTRODUZIONE

 

Lo SCENARIO: GLI ANNI 80
Uno sguardo alle classifiche di vendita degli anni ottanta, dato il consistente peso di produzioni piuttosto commerciali e "nazionalpopolari", cui fanno eccezione soltanto i cantautori classici, potrebbe facilmente far supporre come la musica italiana, in quegli anni, fosse ancora estranea a movimenti di rinnovamento, dimostrandosi peraltro poco ricettiva a quanto stava accadendo oltre confine (pensiamo al post-punk e alla new wave).
A dispetto dei dati di vendita e delle preferenze più diffuse tra il grande pubblico, tuttavia, un'analisi più accurata alle tendenze musicali del periodo permette di osservare evidenti segni di creatività e vitalità, a testimoniare la presenza di un fervore del tutto nuovo, animato dal desiderio di superare gli schemi sonori più tradizionali.
Litfiba, Gang, Diaframma, Moda, Denovo, Garbo ed altri ancora, sono spesso indicati quali punti di riferimento di quell'esperienza sonora che, chi ama apporre delle etichette, ha definito "new wave italiana".
Ne è una chiara dimostrazione il fatto che ancora oggi, a oltre un ventennio di distanza, la critica e la stampa specializzata non manchino occasione di ricordare il ruolo avuto da tali gruppi, non solo nello scuotere un "sistema" privo di vigore, ma anche nel creare quel terreno di echi ed influenze su cui si formerà una parte della generazione musicale successiva. Al punto che non è esagerato affermare che buona parte della musica italiana di oggi difficilmente possa essere compresa e valutata senza aver presente quanto accadde negli anni ottanta.
Ecco dunque ritrovare il surrealismo e l'estro pop dei Denovo nella produzione di Samuele Bersani e Max Gazzè. La raffinatezza elettro-pop di Garbo nei La Crus e nei Bluvertigo. Le sperimentazioni elettroniche dei Krisma rivelarsi ancora attuali nei Subsonica. L'amore per le radici popolari dei Gang nei Modena City Ramblers. Numerosissimo, poi, l'elenco dei gruppi rock che hanno seguito la strada aperta da CCCP e Litfiba: su tutti Afterhours e Marlene Kuntz.
E' in questo clima, sospeso tra curiosità e vitalità, che nascono i Denovo.

CATANIA ROCK
Che il tutto prenda le mosse da Catania, non è un caso.
In effetti, assistere a movimenti musicali coinvolgenti  un'intera area geografica è un fenomeno che in Italia non presenta caratteri di novità. Pensiamo, ad esempio, alle scuole cantautorali : Bologna (Dalla, Guccini, Lolli), Genova (Bindi, De Andrè, Lauzi, Paoli). Milano (Gaber, Jannacci, Vecchioni), Roma (De Gregori, Venditti).
Ma l'ampiezza e, soprattutto, la chiara ispirazione di matrice rock verso cui si orienterà la scena sonora catanese ne faranno un fenomeno del tutto peculiare, che non è affatto eccessivo definire unico. Soprattutto se si tiene in debito conto che Catania, sino ai primi anni ottanta, era rappresentata musicalmente da artisti come Gianni Bella, Marcella, Umberto Balsamo, i Beans: in pratica, con l'eccezione di Battiato, si continuava a perpetuare la tradizione melodica nazionale.
E' proprio a partire dalla metà degli ottanta che a Catania comincia quindi a diffondersi un modo nuovo di vivere la musica.
Se nel resto d'Italia ci si infervorava per il dualismo tra Duran Duran e Spandau Ballet, alle pendici dell'Etna il verbo del rock era diffuso da Clash, Violent Femmes, Talking Heads, Smiths, Jam. Vero e proprio culto, poi, quello del rock statunitense: 10,000 Maniacs, B-52s, Pixies, Sonic Youth, Camper Van Beethoven, Pylon e R.E.M. (quella con i R.E.M., in particolare, costituirà un'autentica affinità elettiva con il popolo etneo, che porterà il gruppo di Athens a livelli di popolarità altissimi - il 90% degli album venduti dalla band in Italia, uscivano proprio dagli scaffali dei negozi catanesi - che, complice l'amicizia con Francesco Virlinzi, culminerà nello storico concerto del 1995 allo stadio Cibali con i Radiohead in qualità di supporter).
I motivi di questo fenomeno, oltre che ad una spiccata ricettività da parte dei fruitori, sono sicuramente da imputare all'attenta opera di diffusione culturale realizzata da diversi addetti al settore: discoteche come il Divina, l'Empire o il McIntosh (leggendari i pomeriggi giovani in cui - oggi sembra incredibile a dirsi - si ballava al ritmo di R.E.M. o rockabilly); emittenti radiofoniche quali Radio Luna e Radio Delfino; negozi di dischi "illuminati" come Rock '86 (di cui ricordiamo l'iniziativa "095 codice interattivo").
Era, quindi, inevitabile che gli stimoli dettati da un tale ambiente si ripercuotessero sulla voglia di fare musica in prima persona. I Boppin' Kids di Brando, i Flor de Mal, i Candida Lilith e i Quartered Shadows di Cesare Basile, i Sepiatone di Marta Collica, gli Uzeda (il primo gruppo italiano, dopo la PFM, ad essere invitato dal leggendario John Peel), sono alcuni dei nomi che caratterizzeranno la scena musicale della città etnea, segnandola indelebilmente.
Ma, su tutti, svetta la figura di Francesco Virlinzi. Attraverso i Waterbird Studios e la sua etichetta Cyclope Records, non solo sono transitati i più importanti artisti catanesi (tra cui la sua scoperta Carmen Consoli), ma si è coltivato e concretizzato il sogno di promuovere ed incidere musica in Sicilia, fornendo agli artisti emergenti dei supporti per loro spesso inaccessibili, soprattutto in una terra avara di strutture e priva di un concreto sostegno delle istituzioni.
In breve, a cavallo tra gli anni '80 e '90, Catania divenne un luogo dove si poteva sentire e soprattutto vivere la musica rock come raramente si era assistito in Italia.
Un'esperienza globale che coinvolgeva ogni tipo di ascoltatore, senza distinzioni di età o pregiudizi di genere ("è la città dove anche i notai ascoltano Fugazi", come ebbe a dire Brando), capace di catalizzare la creatività dei musicisti, di affascinare ed attrarre anche artisti stranieri (ad esempio Michael Stipe e John Parish), nonché di stimolare la sperimentazione e il confronto con la tradizione (Kaballà, Roy Paci).
La città viene ribattezzata "la Seattle d'Italia". Un'etichetta come tante, è vero, ma che fotografa in maniera chiara il clima che si respirava.

In questo quadro d'insieme, è certo che un ruolo non indifferente nello stimolare la scena musicale sia stato giocato proprio dai Denovo i quali, rappresentando il primo gruppo rock siciliano di successo, hanno dimostrato che, anche partendo dal profondo sud, era possibile "farcela" attraverso la musica. Non è un caso che, ancora oggi, la band sia spesso citata quale fonte ispiratrice per molti dei ragazzi siciliani che fanno musica: su tutti gli Sugarfree.

Cesare Basile Brando Carmen Consoli
 
Denovo Flor Kaballà
 
Sepiatone Uzeda Francesco Virlinzi



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testo © Riccardo Renda